Ogni tanto mi capita di scoprire che qualche farabutto sta facendo soldi con una mia vecchia invenzione. Non importa quanto fossi stato silenzioso cinque anni prima mentre, seduto sulla tazza, pensavo che sarebbe stato davvero figo avere un termometro a infrarossi: prima o poi qualcuno entra nel mio cervello e mi ruba l’idea. Succede anche a voi, vero?
Dieci anni fa il mio primo pensiero in questi casi era: “Dannazione, avrei potuto farlo io, ci ero arrivato secoli prima!” Adesso invece alzo gli angoli della bocca e penso: “Wow, finalmente qualcuno l’ha fatto.”
Cosa ha cambiato così radicalmente il mio modo di guardare alla faccenda? Alcune piccole consapevolezze.
1. Abbiamo tutti un sacco di idee, continuamente; l’importante non è inventare qualcosa, ma realizzarla. L’illuminazione è solo il primo gradino di una scala lunghissima e tortuosa. La stessa idea può avere un successo strepitoso o dimostrarsi un grande flop a seconda della realizzazione, della promozione e di un pizzico di fortuna. Non avete inventato Facebook due anni prima che nascesse: la vostra era solo una debole intuizione.
2. Esistono persone orizzontali e persone verticali (no, non ha niente a che fare col sesso). Gli orizzontali sanno un po’ di tutto, ma scendono poco in profondità: una volta soddisfatta la propria curiosità passano ad altro. I verticali scelgono un argomento e lo sviscerano per anni, diventando spesso specialisti o guru di quel settore. Il mondo ha bisogno sia degli orizzontali che dei verticali. I primi sono bravi a trovare le connessioni tra le cose: un colibrì li sputa in un occhio e loro pensano a come l’evento si amalgami perfettamente con una frase di Aristotele, la teoria delle stringhe e una tazza di Coco Pops, e due ore dopo nasce la quarta legge della termodinamica. Poi ci sono i verticali, che prendono la legge appena ipotizzata, la analizzano, fanno in modo che serva a qualcosa e ci basano 40 anni della propria carriera. Io sono un orizzontale: una volta che l’ammiccatore elettronico esiste e funziona nella mia mente non ha senso passare alla realizzazione pratica, troverei il processo troppo noioso.
3. Se ho un’idea grandiosa e la realizzo perfettamente, e quest’idea cambia il mondo, be’… ottimo: siamo tutti contenti. Ma che succede se mi viene un’idea grandiosa, in grado di cambiare il mondo, e non la passo alla comunità perché “shhh, me la fregano!” Succede che l’idea morirà con me e avrò vissuto in un mondo peggiore. Magari avevo scoperto la cura per una grave malattia e la mia dolcissima ragazza morirà undici giorni prima del nostro primo incontro. Non solo l’automobile a pipì non esiste, ma non potrò nemmeno comprarne una.
4. Buttiamola sull’ego: se quel qualcosa deve esistere, ci volete il vostro nome stampato sopra. Perfetto. Adesso non vi resta che farvi prestare 100 milioni di euro (o lavorare su qualsiasi altra difficoltà ci sia da superare) e iniziare. Nemmeno 1 su 1000 di voi lo farà. Non è un male, perché abbiamo tempo e altre risorse sufficienti per sviluppare soltanto quello in cui crediamo davvero. Solo scordatevi di poter rivendicare la paternità di quell’idea. Se invece pubblicherete un articolo da qualche parte con la descrizione esatta di una macchina per volare allora tra qualche mese sui giornali scriveranno “Pierciccio, inventore delle scarpe volanti”. Altrimenti ci penseranno i tizi della Geox (dopo aver escogitato i buchi nelle suole il passo è breve). Anzi, volete saperla tutta? Chiunque potrà brevettare quel particolare modo per volare perché non esiste prova che l’invenzione esistesse già: dovrete pagare un sacco di soldi per le vostre Geox volanti, e così dovranno fare tutti.
Esistono altri aspetti (per esempio chi regala idee davvero interessanti di solito diventa ricco; piccole trovate possono diventare rivoluzionarie se unite a intuizioni altrui; è la condivisione della conoscenza che ha portato l’umanità a questi livelli – ogni uomo parte dal punto in cui i suoi predecessori si sono fermati – e bla bla bla), ma alla fine il mio consiglio suona più o meno così: “Se stamattina lavandovi i denti è arrivata un’idea grandiosa e in cuor vostro sapete che non la userete mai, prendetevi un paio di minuti per regalarla al mondo. Tra dieci o cinquant’anni nessuna delle sciocchezze che oggi vi frena avrà importanza: l’unica cosa che vi farà sorridere sul serio sarà la consapevolezza che in qualche modo, e nonostante tutto, le vostre idee hanno fatto la differenza.”
Leonardo
ciao ottimo articolo, complimenti da un pò di tempo mi piace diffondere questa frase di George Bernard Shaw : “Se io ho una mela e tu hai una mela e ce le scambiamo, rimaniamo entrambi con una mela. Ma se tu hai una idea e io ho una idea e ce le scambiamo, tu hai due idee ed io anche”…
bellissima. grazie per averla condivisa :)
è da tantissimo tempo che seguo il tuo blog Leonardo, e volevo innanzitutto complimentarmi con te per tutto il lavoro e la passione che ci trasmetti attraverso i tuoi articoli; negli ultimi tempi specialmente stai scrivendo davvero tanto e articoli sempre piu interessanti (a mio avviso il Progetto Scians è fantastico)! Quest ultimo articolo non è ne verticale nè orizzontale ma trasversale ed un messaggio che dovrebbe arrivare all’umanità intera perchè un’idea per quanto banale(o stupida) possa essere per noi può, in qualche modo non meglio precisato, diventare un’idea che puo cambiare la sorte dell’umanità….grazie di tutto Leo continua cosi!!!
grazie mille! mi piace sapere di lettori di vecchia data, li sento un po’ come degli amici silenti. peccato che solo pochi degli assidui scrivano (ma li capisco, nemmeno io sono così attivo in genere).
il progetto scians qualcosina me la sta facendo fare… vedremo quanto andrà avanti :-))
Ciao Leonardo, è da parecchio che ti seguo, sono uno degli “amici silenti” di cui parlavi. O meglio… ERO un tuo amico, perché, ripensandoci, io ho inventato questo blog qualche minuto prima che tu ne registrassi il dominio!
Anzi, IO ho inventato i blog, e prima ancora Internet, e prima ancora il mouse e…
Se solo mi fossi alzato dalla tazza (luogo di meditazione) poco dopo aver avuto queste splendide intuizioni, invece di stare a ca#§eggiare con l’iPhone (che tra l’altro ho inventato sempre io!)…
Devo dire che è con una certa soddisfazione che ho letto il post di Alec Soth in cui lancia il progetto “From here to there”. Soth (che in passato aveva un blog molto migliore di quello odierno, molto più divertente) spiega che un trucco che usa per fare foto è scrivere una lista di soggetti su cui è curioso, e semplicemente uscire a cercarli. Anche se poi non li trova, l’atto stesso di cercare dei soggetti lo spinge a uscire, a fotografare, a sentire cosa succede nel mondo. Credo che sia un’idea grandiosa. Anch’io voglio scrivere la mia lista di soggetti. Tipo: progresso scientifico, musicisti jazz, uomini con il cappotto, cucine degli anni ’70. (ma la soddisfazione per aver letto quel post era un’altra. Era per aver scoperto che persino i grandi fotografi devono ricorrere a del lavoro per stimolare la creatività. Non una grande scoperta, ma fa bene rinfrescarla ogni tanto. E ci mette sullo stesso piano: io sono convintissimo del fatto che, con il dovuto impegno e lavoro, tutti possiamo riuscire a fare quello che vogliamo. Magari non diventeremo Alec Soth. Ma nemmeno rimarremo dove siamo).
Grazie Leonardo! mi sono imbattuto quasi x caso sul tuo sito. ho già letto molti articoli, veramente divertenti ed interessanti.
Questo poi! la prima cosa che ho pensato: giusto ieri stavo pensando di scrivere un articolo sulle idee che mi vengono e che poi vedo realizzate da altri. la cosa tanto incredibile quanto naturale è che ho fatto i tuoi stessi ragionamenti e sono arrivato a conclusioni simile alle tue, oltre al fatto che sono anche io un tipo “orizzontale”.
questo fatto è stato per me il grande valore aggiunto nel leggere il tuo articolo, oltre alla spinta a condividere le mie discovery-water (scoperte sul water….)
grazie ancora
ciao!!!